Lui & Lei
Quasi mezzanotte

25.05.2025 |
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"È famelica, non la riconosco..."
Quando arriviamo al pianerottolo del primo piano Michela mi prende la mano, è quasi mezzanotte. Mi bacia, ci mette la lingua, si stacca. Sorride con le labbra carnose. – Mi è venuta voglia.– E come facciamo?
Abbiamo cenato da Erika e Massimo.
Scendiamo le scale, i tacchi di Michela picchiano il marmo lucido e tutto rimbomba. Mi stringe la mano, è eccitata. – Troviamo un posto. Poi andiamo a riprendere Niko.
– Allora i miei li avviso dopo.
Avevo detto ai miei che a mezzanotte lo avremmo ripreso. A mezzanotte mancano dieci minuti e ci dobbiamo fermare per scopare. Nell’androne mi bacia, ancora, incalza con la lingua e ha l’alito che sa di buono. Sembriamo due ragazzini, ma abbiamo quasi quarant’anni. Il pisello si attiva, si solleva appena nei jeans.
Sgusciamo fuori dal palazzo e l’aria fredda ci prende sul viso. Camminiamo svelti nei coni di luce giallognola dei lampioni, abbiamo tempo solo per una cosa veloce. Michela mi tiene la mano, l’altra è infilata nel cappotto nero di lana. Lei mi guarda, io la guardo, il vento sbuffa sui suoi capelli neri, li agita, scopre il collo sinuoso, poi ridiamo euforici e ci infiliamo nel Bmw grigio.
Dice Accendi l’aria calda. Ha indossato il vestitino nuovo, quello blu che si interrompe alle cosce, sotto ha le calze. È bella e consapevole. Partiamo, senza meta, il parco comunale affonda nel buio e dopo ci sono le villette a schiera con i giardini. Le vetrine di Arredo Notte sono illuminate, si vedono i divani angolari. Le bocchette del Bmw gettano aria calda. Michela mi sbottona la cintura e la fibbia scampanella. – Guarda la strada.
È famelica, non la riconosco. Sospiro e assaporo l’attesa. Poi lo libera dai boxer con la mano fredda, sale e scende. Abbassa la testa, se lo infila in bocca. Poppa con le palpebre socchiuse, non lo faceva da tempo, le ciocche nere raccolte dietro l’orecchio.
Rallento alla rotatoria con la palma al centro e sento che si gonfia fra le sue labbra. Accanto a noi c’è la stazione, poco prima si dilata un rettangolo di cemento con qualche lampione storto. Conto tre macchine parcheggiate, entro. Ci fermiamo nella zona buia in fondo. Riparati abbastanza, ma non invisibili. Michela solleva la testa, mi bacia, ha il sapore di cazzo sulla lingua. Le tocco una coscia, la stringo. Realizzo che non ho i preservativi. Li tengo a casa, nel cassetto, sorrido. – Come mai tutta questa voglia?
– Sarà che mi deve venire il ciclo.
Michela si toglie i tacchi, solleva il sedere per abbassare le calze, poi le mutande. Le sfila da sotto i piedi. Nei parcheggi, di notte, come gli adolescenti. Dallo specchietto vedo una macchina che fa manovra nel parcheggio vuoto, si allontana verso l’uscita. Reclino il sedile. – Non abbiamo i preservativi.
Mi sale sopra, lo fa allargando le gambe bene, è elastica e leggera come una ballerina. Il vestitino scopre le cosce, i fianchi. – Sto un po' sopra, poi ce ne andiamo –. Mi mette una mano dietro la nuca e lo prende dentro, è calda e scivolo facile. Quando è lei a dettare i tempi impazzisco. Michela ansima, mi monta piano. Accarezzo la pelle tonica delle cosce, il sedere sinuoso che non mi ha mai concesso. La bacio con la lingua, lei accelera e il sedile geme. Le stringo il culo. – Così rischiamo.
Si ferma, torna sul suo sedile, si china per recuperare le mutande che sono finite sul tappetino. I vetri si sono annebbiati e fuori non si vede nulla. Distende le calze sulle gambe, mi guarda. – Andiamo a prendere Niko?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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